Compì gli studi classici, studiò scienze naturali; ma fin dall'infanzia si era addestrato a conoscere i segreti della tecnica pittorica osservando attentamente il lavoro del padre Guglielmo.
Frequentò l'Accademia di Belle Arti di Venezia studiando figura con Ettore Tito fino al 1899, anno in cui espose a Venezia con successo "Terra in fiore", attualmente nel Museo Marangoni di Udine, e "Monte Rosa".
Ma già nel 1894 aveva esposto a Milano, al Castello Sforzesco, sessanta studi dal vero, compiuti dai 15 ai 19 anni, per i quali ebbe un reale successo.
Nel 1900 all'Esposizione di Brera ottenne il premio Fumagalli nel 1901 una medaglia d'oro all'Internazionale di Monaco di Baviera; nel 1904 una medaglia d'argento a San Francisco di California ed altre premiazioni alle Mostre di Vienna, Bruxelles, Barcellona.
Tenne mostre personali a Milano a Firenze, a Napoli, a Roma, a Trieste, a Bruxelles e a Liegi.
Sue opere principali: "L'isola della follia"; "Pastorella e Carro di fieno", acquistato dal Re; "La Torre di Tessera", nella Galleria Mussolini; "Lembi di patria", nell'Accademia di San Luca; "Alla fonte", presso la Camera di Commercio; "Sulle Alpi", "Saltimbanchi" e "Vacca bianca" nella Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma; "Vacche all'abbeveratoio", nella Galleria Internazionale di Venezia; "Le due mucche", nel Museo del Lussemburgo a Parigi, "Nuvole bianche", nella raccolta di Sir William Ingram in Inghilterra; "Sinfonia marina", nella collezione Rosenthein di Parigi; "I mungitori", proprietà del comm. Palleran di Buenos Aires; "Cavallo", nel Museo Ricci Oddi di Piacenza.
Artista innamorato della natura, alla quale si attenne scrupolosamente, cercando di coglierne gli sfolgorii e i riflessi di luce più suggestivi, per otre un quarantennio lavorò ininterrottamente producendo una grande quantità di opere che sono sparse in tutto il mondo fra i migliori collezionisti.
Alla Biennale Veneziana del 1912 espose in una sala apposita ben quarantacinque opere.
Alla Mostra dei quarant'anni (Venezia 1935) gli fu allestita una «postuma» con 27 opere.
(da A. M. Comanducci)